Il lavoro è un diritto poiché componente determinante per la salute delle persone. L’individual Placement and Support (IPS) è oggi una pratica riconosciuta e validata per aiutare le persone affette da disturbi mentali anche gravi ad esercitare il proprio diritto al lavoro attraverso la ricerca e il mantenimento di un impiego. Si tratta di un metodo nato negli Stati uniti negli anni ’90 del secolo scorso e diffuso poi in tutti i continenti grazie ad una sperimentazione evidence based. Il principio alla base di questa pratica sta nel concetto di Recovery: processo di superamento della dipendenza istituzionale dei pazienti incoraggiando le potenzialità, le capacità e le risorse dei pazienti. La persona non è la malattia.
Il metodo IPS è un percorso personalizzato che si poggia sul riconoscimento delle inclinazioni dell’utente tradotte, tramite il supporto dell’operatore, in obiettivi raggiungibili a breve, medio e lungo termine. L’assunto di base è che ogni persona motivata al lavoro possiede le potenzialità per un’efficace ricerca del lavoro nel libero mercato. Si tratta quindi di un percorso flessibile e dinamico, co-costruito, all’interno del quale l’utente può pensarsi capace e competente.
Dal 2010 la regione Emilia Romagna ha deciso di sperimentare il metodo IPS in tutti i Dipartimenti di Salute Mentale: in particolare, dal 2014 è partita una sperimentazione della metodologia IPS applicata ai disturbi del neurosviluppo presso l’Ausl di Piacenza, sotto il coordinamento del Dott. Corrado Cappa. Si riconosce così la necessità di porre maggiore attenzione alla fase di transizione da adolescenza a età adulta nella presa in carico dei servizi, predisponendo un ulteriore strumento di realizzazione dei progetti di vita insieme ai tirocini e alla cooperazione sociale. Dati gli importanti risultati ottenuti sia in termini di occupazione sia in termini di gestione delle relazioni nei contesti di lavoro, si è deciso di allargare la sperimentazione anche all’interno dell’Ausl di Imola. L’idea alla base è quella di tessere una rete di supporto e di accompagnamento al mondo adulto per le persone con disturbo dello spettro dell’autismo e per le loro famiglie, nell’ottica di consolidare le autonomie e le risorse individuali.
IPS e autismo a Imola
Sulla scia di quanto detto, accogliendo le istanze delle associazioni del territorio, condivise al Tavolo Autismo, il CSM dell’Ausl di Imola in collaborazione con l’equipe Spoke Autismo adulti ha implementato il progetto “percorsi differenziati per la formulazione del progetto di vita basato sui costrutti di Quality of Life” per le persone con disturbo dello spettro dell’autismo. Si tratta di una sperimentazione della durata di 1 anno (dal 1 novembre 2021 al 9 dicembre 2022), il cui obiettivo è la realizzazione di percorsi differenziati per la definizione e attuazione di progetti di vita individualizzati. Gli interventi, multidimensionali e multiprofessionali, mirano alla promozione delle autonomie con particolare attenzione all’ambito lavorativo. Data la specificità dell’utenza e dell’ambito di applicazione, le diverse figure professionali coinvolte nel progetto hanno preso parte a incontri di formazione sia sulla metodologia IPS sia sulle caratteristiche del disturbo dello spettro dell’autismo.
Gli utenti coinvolti nel progetto afferiscono al Centro di Salute Mentale dell’Ausl di Imola. Ciascun utente ha una propria equipe territoriale di riferimento costituita da: psichiatra, infermieri, assistente sociale, psicologo, TRP, IPS, educatore professionale. La transizione dell’utenza dal servizio della Neuropsichiatria al servizio di Salute Mentale avviene per tappe progressive, con la maggiore età, tramite UVM. Qualora l’utente esprima interesse per il percorso IPS può rivolgersi all’equipe territoriale. I primi colloqui del percorso vengono effettuati congiuntamente da un’operatrice IPS e un’educatrice dello Spoke Autismo adulti: insieme si delineano obiettivi e tempi, costruiti con e per la persona. L’intero percorso si sviluppa negli ambienti del Centro di Salute Mentale: il supporto degli operatori di riferimento significativi ha l’obiettivo di incentivare il percorso di autonomia finalizzato alla richiesta della ricerca di un lavoro nel mercato competitivo. L’utenza, motivata alla ricerca di un impiego, si confronta con i professionisti in un dialogo che esplora e promuove le risorse e le aspirazioni della persona. È necessario prendersi questo momento di riflessione per conoscere le fantasie e le paure di persone giovani che si affacciano, spesso per la prima volta, al mondo del lavoro. Una volta definiti gli obiettivi del singolo percorso, le attività di supporto e ricerca possono prevedere il coinvolgimento delle famiglie, dei curanti, oltre che dei partner territoriali: centro per l’impiego, agenzie del lavoro, aziende e privato sociale.
La verifica di ciascun percorso avviene ogni 15 giorni attraverso incontri dell’equipe di progetto, affiancata da attività di monitoraggio trimestrale da parte dell’equipe Autismo del DSM-DP e dal Tavolo Autismo. L’esito positivo prevede risultati sia nel breve che nel medio e lungo periodo. In riferimento all’utenza si verifica l’aumento delle capacità di sostenere colloqui di lavoro, così come del senso di autoefficacia e di autodeterminazione. Rispetto ai servizi coinvolti, si auspica un’implementazione, nel lungo periodo, del sostegno alla ricerca del lavoro per persone con disturbo dello spettro dell’autismo.
Perché insieme?
Il metodo IPS consiste in uno specifico supporto dato agli utenti perché possano ottenere un impiego competitivo, a cui corrisponda un salario competitivo. Per accompagnare gli utenti nel mondo del libero mercato il metodo si ispira a 8 principi, uno dei quali è la cosiddetta zero exclusion. Essa ammette l’ingresso in un programma IPS a qualsiasi utente che scelga liberamente di farne parte, indipendentemente dalla propria diagnosi, da sintomi, dalla propria storia lavorativa o da altri problemi quali abuso di sostanze o disturbi cognitivi. Questo principio è anche alla base del progetto Quality of Life dell’Ausl di Imola: la sfida è quella di sfatare l’idea che una diagnosi complessa come quella di disturbo dello spettro dell’autismo non si possa conciliare con la ricerca del lavoro.
Il metodo IPS, basato su evidenze scientifiche, rappresenta un’esperienza consolidata nel CSM di Imola e, nel progetto Quality of life, si arricchisce dell’integrazione delle competenze multiprofessionali e multidisciplinari degli operatori coinvolti. Rappresenta quindi un’opportunità di autodeterminazione per le persone affette da sindrome dello spettro dell’autismo e, insieme, una risorsa per le famiglie nell’ottica del miglioramento della qualità di vita.
A chi è rivolto?
Al termine del primo anno di sperimentazione del progetto si è giunti ad alcune considerazioni rispetto all’utenza che è stata coinvolta. Il primo elemento che vogliamo sottolineare è l’età degli assistiti che spazia dai 20 ai 35 anni. Un range così ampio ci spinge ad avanzare alcune ipotesi: i più giovani sembrano essere stati avvantaggiati da una maggiore attenzione alle autonomie e all’importanza del lavoro, che esita in un processo di transizione dal servizio di neuropsichiatria alla psichiatria adulti quasi necessario. Diversamente, gli over 30 non hanno alle spalle una continuità di cura così strutturata e ciò comporta l’affidamento esclusivo alla famiglia. Le famiglie hanno spesso assunto una funzione cuscinetto rispetto al mondo esterno, dovendo affrontare gli aspetti della patologia in assenza di altri supporti. Una delle conseguenze di questa situazione potrebbe essere una scarsa attenzione alle aspirazioni degli utenti che esprimono tardivamente la propria motivazione al lavoro e, più in generale, all’autonomia. In quest’ottica, il lavoro emerge primariamente come strumento di socializzazione e inserimento nel contesto sociale e poi come fonte di sostentamento economico.
Il secondo elemento che poniamo all’attenzione è la tipologia di occupazione ricercata. Emerge che la maggior parte degli utenti predilige lavori in ambito impiegatizio o nella grande distribuzione organizzata. Un’utente ha trovato impiego come assistente all’infanzia e un altro come magazziniere carrellista firmando un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli assistiti sono iscritti alle categorie protette, ma solo alcuni esprimono l’esigenza di cercare impieghi correlati alla legge 68/99.
Conclusioni
Al termine del primo anno di sperimentazione del progetto Quality of Life è possibile trarre alcune considerazioni. Ci sembra importante sottolineare l’unicità di ogni percorso intrapreso, in quanto attraverso i colloqui è stato possibile far emergere le caratteristiche, i talenti, i limiti e le istanze di ciascun utente. La sfida, per gli operatori, è stata quella di conoscere le rigidità tipiche della sindrome dello spettro dell’autismo per poterne leggere gli aspetti più funzionali in ottica lavorativa. Da qui la necessità di trasformare la rigidità da limite a valore aggiunto per la persona. Un’ ulteriore sfida è stata far convivere, all’interno del percorso, il piano delle abilità sociali e quello dell’autonomia lavorativa, rappresentati dalle diverse professionalità in campo.
Visti i primi risultati ottenuti ci si augura che l’attenzione al tema sia sempre più centrale e che la metodologia IPS, con i suoi principi ispiratori, diventi sempre più parte integrante del concetto di recovery anche per le persone con disturbo dello spettro dell’autismo.
Marta Palano e Melissa Vaccaro,
operatrici IPS del CSM di Imola
Bibliografia
Fioritti A., Berardi D. (2017), Individual Placement and Support. Manuale italiano del metodo per il supporto all’impiego delle persone con disturbi mentali. Bononia University Press, Bologna.
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Versione PDF dell’articolo “Autismo e Dintorni” (Palano, Vaccaro).